Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
La cucina italiana non potrebbe essere tanto rinomata e di eccellente livello se non vantasse un background altrettanto sostanzioso, costituito da secoli di invenzioni, sperimentazioni ed innovazioni che la rendono, a tutt’oggi, tra le più apprezzate del mondo.
Il momento in cui si decise di non affidare più gli appunti sulla preparazione dei piatti a semplici fogli volanti, che finivano inevitabilmente per perdersi, è rappresentato dal Poema del buongustaio, un’opera che può essere considerata il prototipo dei moderni ricettari, ovvero un testo scritto che fissava in modo duraturo e sicuro ingredienti e modus operandi delle varie pietanze.
Scritto nel IV secolo dal poeta di Sicilia, allora Magna Grecia, Archestrato di Gela, il libro presentava la particolarità di trattare l’argomento gastronomico in modo poetico, in quanto scritto in esametri; ad occhi moderni il testo appare certamente divertente ed anche innovativo in riferimento all’epoca in cui venne composto, ma oggi del tutto o quasi inutilizzabile nella pratica.
Continua invece a riscontrare un notevole successo pur a distanza di tanti secoli il De re coquinaria, antico manuale di cucina del IV-V secolo d.C. attribuito ad Apicio (in realtà non sappiamo praticamente nulla sull’autore, che visse probabilmente nel I secolo d.C., pertanto il testo a noi giunto sarebbe una rielaborazione più tarda); esso era probabilmente rivolto ai cuochi al servizio degli aristocratici di Roma e le ricette presentate sono quelle tipiche della cucina romana, a base di carni, verdure, legumi, pesce e con l’onnipresente garum (o liquamen), la salsa più amata ed usata (https://www.pilloledistoria.it//1787/storia-antica/garum-liquamen-salsa-preferita-dai-romani).
Il Medioevo segnò l’inizio di un nuovo corso della cultura gastronomica italiana e vide la fioritura di una vera e propria
letteratura del settore, con ricettari ben strutturati e dettagliati i cui autori sono rimasti quasi sempre anonimi.
Era probabilmente di origine meridionale il cuoco che tra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘300 scrisse in latino il Liber de coquina, un testo di fondamentale importanza nell’ambito della cucina di quei secoli, tanto da diffondersi in tutta Europa e da essere tradotto in francese e in tedesco.
Quasi certamente il libro si rivolgeva ad altri cuochi, almeno stando alla complessità delle ricette riportate e alla quasi totale mancanza di indicazioni circa dosaggi e tempi di cottura, la cui conoscenza si dava evidentemente per scontata.
I primi ricettari rivolti alla classe media e non più soltanto agli esperti del mestiere, furono il Libro della cocina, composto all’inizio del ‘400 da un anonimo toscano, forse senese, in lingua volgare, e il Libro per cuoco, in dialetto veneto, di un anonimo contemporaneo di Venezia.
Con i Due libri di cucina, redatti da uno sconosciuto meridionale sia in latino che in volgare intorno alla metà del XV secolo, può dirsi chiusa la fase medievale della gastronomia italiana, ormai proiettata a quel rinnovamento ideale e sostanziale che la caratterizzerà nel Rinascimento (Foto da: ilritaglio.it e wikipedia.org).
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