Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Chi era davvero Agrippina, la madre di Nerone?
Di sicuro una donna di sfrenata ambizione e pochi scrupoli, che non esitò ad usare il suo stesso figlio per raggiungere il potere, prima di rimanere vittima di entrambi, dell’ambizione e del figlio, addirittura peggiore di lei.
Per saperne di più leggete l’articolo che scrissi per notizie.it, dove troverete le informazioni biografiche essenziali su Agrippina.
Fu tra le donne più significative e potenti della storia dell’Impero romano Agrippina Minore, nata nel 15 d.C. dal grande condottiero Germanico e da Agrippina Maggiore.
Ambiziosa e avida di potere, fu indiscussa padrona della scena in un arco di tempo che comprese ben quattro imperatori: Tiberio, adottato da Augusto e zio del padre; Caligola, suo fratello; Claudio, lo zio che arrivò a sedurre e sposare, e infine Nerone, il figlio che ne ordinò la morte.
Agrippina non visse un’infanzia facile, né amorevole: nata in un accampamento di guerra mentre fuori infuriava la battaglia, ancora in tenera età fu costretta a sopportare violenze inaudite, a cominciare dallo sterminio della famiglia perpetrato da Tiberio, che causò probabilmente anche la fine misteriosa di Germanico e non esitò a far morire la madre in esilio.
L’adolescenza non fu migliore: aveva appena 14 anni Agrippina quando il fratello Caligola le impose di sposare un uomo che lei detestava, il laido e pusillanime Enobarbo, da cui ebbe Nerone.
Rea di aver congiurato contro il fratello, per un periodo di tempo la donna fu allontanata da Roma, e da quel momento, il suo unico pensiero fu tornare in patria e acquisire, una volta per tutte, il prestigio, anche formale, che credeva di meritare, o meglio, che pensava le fosse dovuto, vista la propria discendenza.
Quando Caligola fu assassinato e lo zio Claudio acclamato come nuovo imperatore, fu estremamente facile per lei, bella, sensuale e scaltra, sedurlo e conquistare le sue voglie di uomo anziano e vizioso, né la scandalosa Agrippina si limitò a questo gioco perverso: dopo assere riuscita a porre in cattiva luce Messalina, moglie legittima e spaventosamente libertina dello zio, riuscì ad averne la testa e a diventare la nuova moglie di Claudio.
Ora Agrippina aveva ottenuto ciò che da sempre aveva desiderato: era Imperatrice, la donna più potente e ammirata di Roma, e non aveva esitato a consumare pubblicamente un incesto per ottenere il trono tanto desiderato.
Eppure, la sua sfrenata ambizione non si fermò qui, e anzi, proseguì più speditamente e ferocemente di prima contro gli ultimi ostacoli rimasti, contro coloro, che per la sola ragione di esistere, mettevano in pericolo il suo futuro di gloria, da ottenere per mezzo di Nerone; fu così, che nel giro di breve tempo, con il veleno fu tolto di mezzo prima il giovanissimo Britannico, figlio naturale di Claudio e pertanto suo legittimo erede, e infine, l’Imperatore stesso, ucciso da un piatto di funghi durante un banchetto.
Il rapporto che legava Agrippina al figlio Nerone è storiograficamente controverso; entrambi assetati di potere e avidi fino all’inverosimile, sembra siano stati legati persino da un rapporto incestuoso, fatto sufficiente di per sé a comprendere la personalità di entrambi.
Il matricidio era, anche all’epoca, un crimine gravissimo: nessun imperatore, neanche lo scellerato, violento, crudele Nerone avrebbe mai compiuto una simile azione apertamente, suscitando la riprovazione del mondo politico-amministrativo e della plebe romana.
Ma poteva sempre mandare dei sicari a farlo al suo posto, e questo Agrippina lo sapeva e se lo aspettava, soprattutto da quando i rapporti col figlio si erano ulteriormente deteriorati, anche a causa della gelosia di Poppea, nuova moglie dell’Imperatore, entrata da subito in competizione con la suocera, con cui aveva instaurato un rapporto sempre più apertamente conflittuale.
Facendo leva sul terrore di perdere il trono che da sempre era lo spauracchio maggiore del pavido Nerone, forse fu proprio la perfida Poppea a spingere il marito all’estremo e orrido gesto, quello di eliminare una madre colpevole di voler comandare attraverso il ruolo del figlio.
Agrippina fu fortunata una prima volta, quando sulla nave naufragata per un diabolico sabotaggio riuscì a salvarsi nascondendosi, mentre Acerronia, la dama fedele, veniva barbaramente massacrata a colpi di remi dai sicari dell’Imperatore.
Non potette nulla invece qualche tempo dopo, quando, vistasi perduta di fronte allo sgherro del sovrano suo figlio, mantenendosi dignitosamente eretta e a testa alta e osservando il pugnale che l’avrebbe uccisa, pronunciò le sue ultime, coraggiose parole: “Colpisci il ventre che l’ha generato”.
Era il 59 d.C. (Articolo tratto da: notizie.it) (Foto da: hacademics.hamilton.edu e queendido.org).
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