Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Eva Braun, classe 1912, terza figlia di Fritz Braun, artigiano presso la Simbach am Inn, era un bella ragazza bionda e magra che lavorava come commessa e modella nello studio fotografico di Heinrich Hoffmann, uno tra i pochissimi intimi amici di Adolf Hitler.
Da qualche settimana il fuhrer era depresso a causa del suicidio, avvenuto il 17 Settembre del 1931, della nipote ed amante Geli Raubal, che si era sparata un colpo di pistola dopo l’ennesimo litigio con il compagno ( https://www.pilloledistoria.it//1847/storia-contemporanea/geli-raubal-unity-mitford-tragico-destino-delle-amanti-hitler ); una sera, per stargli vicino nel tentativo di lenire il suo dolore, Hoffmann, chiese ad Eva se non desiderasse accompagnarlo dall’amico e la ragazza acconsentì.
La giovane non poteva immaginare quanto quell’incontro avrebbe sconvolto la sua vita, né tantomeno poteva presagire il tragico epilogo della storia d’amore che di lì a poco sarebbe nata.
In realtà a Hitler, rimasto da solo, occorreva una donna che si prendesse cura di lui e dell’appartamento e Hoffmann aveva pensato di proporre questo “onore” alla Braun, che accettò di buon grado.
Quasi certamente tra la giovane, soggiogata dal perverso carisma di lui e il fuhrer, da sempre fin troppo sensibile al fascino femminile, la scintilla scoccò subito, ma il rapporto si mantenne contraddittorio e burrascoso per un po’ di tempo.
Forse la discordia dipendeva dalle opposte intenzioni dei due, lei innamorata e quasi dipendente dal compagno-padre (Hitler aveva 22 anni più di Eva), lui, al contrario, poco propenso ad un rapporto stabile.
Solo questo motivo di divergenza può in effetti spiegare il teatrale tentativo di suicidio della Braun nell’estate del 1932, un atto estremo per cercare di legare indissolubilmente a sé l’amato, proposito patetico ma efficace se dopo quell’episodio Eva potette stabilirsi definitivamente nella residenza bavarese di Berghof.
Qui la Braun, né colta né interessata alla politica, trascorse giornate almeno apparentemente serene tra sport, animali, cene e varie amenità, finché la tragedia non irruppe, inelluttabile e terribile, nella sua esistenza fino ad allora tranquilla.
Capire dal di fuori la veridicità e l’intensità di un sentimento è impossibile per chiunque, poiché nessuno ha la capacità di poter entrare nell’animo umano per coglierne la vera essenza, ma è certo che Eva Braun, colpevole di nulla e totalmente all’oscuro dell’operato politico di Hitler, per non abbandonare l’uomo che amava si condannò ad una fine atroce, consumatasi alle ore 15.00 del 30 Aprile 1944 dopo aver ingerito, insieme al compagno, la pastiglia di cianuro che la uccise.
Il giorno prima, 29 Aprile, aveva accettato di sposare l’uomo che l’aveva portata alla rovina. (Foto www.2db.com e www.thetelegraph.co.uk)
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Certo che è’ strano che molte amanti di Hitler si siano uccise…..la sua personalità il suo carisma portava a tutto questo?….
Non doveva essere facile stare con uno come lui…oppure erano semplicemente donne psicologicamente un po’ fragili…o forse le due cose insieme