Un parto nel Medioevo, quando non era facile né partorire né nascere

Un parto nel Medioevo, quando non era facile né partorire né nascere

Nel 1305 il medico Bernardo Gordonio pubblicò il libro Lilium Medicinae, ovvero Il giglio della Medicina, una sorta di trattato di puericoltura che tenne banco a lungo tra le neomamme dell’epoca, attente a seguirne scrupolosamente i suggerimenti per accudire al meglio i propri figli.

Quando nasceva un bambino, per prima cosa gli si tagliava il cordone ombelicale, gli si aprivano gli orifizi, lo si lavava e gli si medicava l’ombelico, dove poi si metteva sopra una pallina di piombo, allo scopo di tenerlo meglio al proprio posto.

Ma non era finita, poiché proprio adesso arrivava il momento di sottoporre il bebé ad una vera e propria “tortura”, per quanto a fin di bene, cioè una stretta fasciatura che lo avvolgeva completamente lasciando scoperta (per fortuna!) solo la testa, allo scopo, si credeva, di farlo crescere “dritto”, un’usanza inutile scomparsa solo a ‘900 inoltrato, e neanche dappertutto.

Nascere maschi era meglio: a loro erano destinate le nutrici migliori e solo per loro si prolungava il periodo di allattamento.

Partorire dei gemelli infine era un vero e proprio guaio per la mamma, poiché la credenza popolare, in assenza di spiegazioni mediche e scientifiche, era che i bambini fossero in tal caso frutto di adulterio: uno del marito, gli altri degli amanti (Foto da: attualità.tuttogratis.it).

 

 

 

 

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About the Author: Maria Paola Macioci