tomba di Dante

Ritratto di Dante Alighieri

La tomba di Dante Alighieri ed anche il corpo del grande poeta, hanno subito nel tempo incredibili vicissitudini.

Tumultuosa fu la sua vita ed altrettanto la sua morte, potremmo affermare riferendoci al sommo artista e padre della lingua italiana.

L’esilio e la tomba di Dante a Ravenna

La vicenda è nota.

Esiliato da Firenze, sua amatissima città natale, per ragioni politiche, Dante morì nel 1321 a Ravenna, dove era ospite dell’amico Guido Novello da Polenta.

Lì venne sepolto all’esterno del chiostro della Basilica di San Francesco, dove tuttavia era ancora ben lontano dal trovar pace.

Le vicissitudini riguardanti i resti del poeta ebbero inizio nel Rinascimento.

Fu allora infatti che Firenze, le cui condizioni politiche e sociali erano ormai radicalmente cambiate rispetto all’epoca in cui vi era vissuto l’autore della Divina Commedia, chiese ufficialmente la restituzione della salma alla città emiliana.

Ebbe così inizio una querelle protrattasi per secoli e forse mai veramente risolta.

Quando nel 1519 papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, autorizzò il rientro delle ossa nel capoluogo toscano, i francescani, per impedire che ciò avvenisse, le trafugarono e le nascosero per lungo tempo.

tomba di dante

Tomba di Dante a Santa Croce (Firenze)

Dal ‘700 in poi

Nel 1781 Dante potette finalmente tornare a riposare in un luogo più consono, ovvero il piccolo mausoleo fatto erigere appositamente per lui dal Cardinale Luigi Valente Gonzaga (1725-1808) dall’architetto incaricato Camillo Morigia (1743-1795).

Una costruzione in stile neoclassico, a pianta quadrata e sormontata da una cupola.

Nel 1810, dopo la soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone Bonaparte, allo scopo di proteggerla, l’urna con i resti del letterato fu murata nel chiostro e ritrovata casualmente solo nel 1865.

Ma non era ancora finita.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, per paura dei bombardamenti, per un anno, dal 1944 al 1945, essa venne interrata.

Nel frattempo, nel 1829, sempre nella vana speranza di una sua restituzione, Firenze aveva fatto edificare per il figlio che tanta ed imperitura gloria le aveva donato, un maestoso cenotafio.

Lo possiamo ammirare all’interno della Chiesa di Santa Croce, dove sembra in perenne attesa del suo illustre ospite (Foto da: buongiornolatina.it  e viaggioinbaule.it).

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About the Author: Maria Paola Macioci