I raccapriccianti racconti dei primi Conquistadores spagnoli sui sacrifici umani abitualmente praticati dagli Aztechi, da sempre presi con le pinze dagli studiosi, convinti di una loro voluta e strumentale esagerazione per attribuire alle popolazioni precolombiane una connotazione negativa, sembrerebbero invece essere confermati da una recente ricerca condotta dall’archeologo Gabino Lopéz Arenas, i cui risultati sono degni del peggior film horror che si possa immaginare.
Sono stati analizzati i resti ossei di 138 vittime uccise nel corso di riti compiuti sulla cima del Tempio di Tenochtitlan, attuale Città del Messico, nel periodo compreso tra il XIV e il XVI secolo, e si è potuto appurare che molti di loro, prima di morire, subirono atroci mutilazioni, soprattutto dovute allo scuoiamento.
Molte di queste ossa vennero poi certamente bruciate o bollite.
Alcuni scheletri sono stati ritrovati senza teste, segno evidente di decapitazione, mentre altri teschi presentano dei fori, che quasi certamente furono provocati dagli uncini che servirono per appenderli e mostrarli alla comunità.
Tra le vittime dei rituali aztechi non ci furono solo prigionieri di guerra, ma anche donne e bambini, ai quali, dopo essere stati adagiati su una nuda pietra, veniva estratto il cuore da vivi. (Foto da: libertaepersona.org)
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