Frine resta nuda davanti ai giudici, Jean-Léon Gérome, 1861

Frine resta nuda davanti ai giudici, Jean-Léon Gérome, 1861

Nell’immagine allegata al post potete ammirare un dipinto del francese Jean-Léon Gérome, che nel 1861, quando venne realizzato e in seguito esposto, non mancò di suscitare un certo scandalo negli ambienti artistici della Parigi dell’epoca; oggi conservato in una sala del Museo Hamburger Kunsthalle di Amburgo, l’opera, a soggetto storico, raffigura l’episodio più celebre del processo a Frine, svoltosi davanti all’Areopago di Atene intorno alla metà del IV secolo a.C.

Ma chi era Frine?

Frine era in realtà il “nome d’arte” di Mnesarete, una giovane che dopo un’infanzia difficile era riuscita, grazie all’ indiscutibile avvenenza fisica e ad una certa dose di scaltrezza, ad accumulare un ingente patrimonio grazie alla sua attività di etéra di successo; ancora adolescente, era stata modella ed amante del grande scultore Prassitele, che l’aveva immortalata, nuda e statuaria, in molti suoi capolavori.

Attorno al 345 a.C. però, la fortuna sembrò voltare le spalle alla donna, che venne trascinata in giudizio dall’ateniese Eutia, con la grave accusa, punibile con la morte, di essersi bagnata nelle sacre acque di Eleusi e di aver venerato Isodaite, una nuova dea.

Nel quadro di Gérome si distinguono chiaramente sulla destra i giudici, avvolti da una vistosa toga rossa, e sulla sinistra Frine in un chiaro atteggiamento di vergogna dopo che Iperide, suo difensore ed amante, le ha appena strappato gli abiti di dosso lasciandola completamente senza veli davanti all’assemblea, un espediente geniale, dato che le fattezze perfette e la pelle diafana, dalle quali gli accusatori, prima propensi per la condanna, rimasero letteralmente abbagliati, permisero infine alla ragazza di essere assolta.

Anche se quasi sicuramente l’aneddoto è inventato, è tuttavia accertato che l‘etéra venne realmente scagionata, e seppure di lei si persero le tracce appena dopo il processo, l’eco della sua bellezza, divenuta leggendaria, è rimasta nei secoli successivi immutata e forse persino accresciuta (Foto da: commons.wikimedia.rg).

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About the Author: Maria Paola Macioci