Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
L’ospedale è un tipo di edificio che risale al Medioevo, ma a differenza di oggi, all’inizio esso non nacque come luogo di ricovero e cura dei malati, bensì con l’intento di ospitare, da qui il nome, le frotte di pellegrini e viandanti che a partire dal 1100-1200 iniziarono a riversarsi nelle città, sebbene non mancasse una parte adibita all’alloggiamento di poveri e moribondi.
Per questa fugace visita virtuale in un ospedale medievale, faremo riferimento a quello di Santa Maria della Scala a Siena, uno dei più efficienti dell’epoca; costruito per volere dei canonici del duomo cittadino, esso vantava alle sue dipendenze alcuni tra i migliori medici della Penisola.
La parte più antica dell’intera costruzione era costituita dalla chiesa dedicata alla Santissima Annunziata, eretta alla fine del ‘200; in realtà, ogni ospedale medievale aveva annessa una propria piccola chiesa con un sacerdote che vi risiedeva e officiava stabilmente.
Sempre a fine ‘200 venne costruito il Palazzo del Rettore, ovvero il capo dell’ospedale, una carica vitalizia di grande prestigio che veniva conferita dai canonici del duomo ad un uomo dai 40 anni in su che appartenesse al
ceto dei Cavalieri.
E veniamo alle corsie, la cui gestione presentava alcuni aspetti a dir poco discutibili, come il fatto che i degenti condividessero il medesimo letto e la presenza costante di bande di topi che scorrazzavano liberamente dapperttutto; per ovviare a questo problema non si trovò nulla di meglio che sguinzagliare gatti e topi alla loro caccia, lasciando fare alla natura.
Sotto altri aspetti, sorprendentemente, vigevano invece norme rigorose, come l’orario di visita da parte di parenti e amici, rigidamente limitato, e la difficoltà di introdurre cibi all’interno, o peggio, di tentarne la vendita, una pratica severamente punita se e quando scoperta; alcuni uomini di guardia infine, vigilavano su eventuali risse, furti e violenze.
Il “pellegrinaio” dell’ospedale senese, era la parte riservata ai pellegrini; uomini e donne alloggiavano in ambienti separati.
Non poteva mancare, ovviamente, l‘obitorio; le sepolture avvenivano nei cortili e nei sotterranei ad opera dei cosiddetti “fioralisi”, un gruppo di addetti ai lavori meno piacevoli, come pulire, togliere le immondizie e portare le urine dei malati dai medici per farle analizzare.
Esisteva poi tutta una serie di ambienti di servizio dalle funzioni più disparate: officine, granai, dispense, depositi e cucine, all’interno dei quali si trovavano grandi quantità di scorte alimentari (pollo, uova e prosciutto erano i cibi più comunemente serviti ai degenti).
La proprietà di numerosi terreni e la fortuna di poter contare su ingenti scorte di grano, consentiva all’ospedale di distribuire gratuitamente pane una volta a settimana ai cittadini bisognosi; essendo, in fondo, principalmente un istituto religioso, esso non poteva dimenticare di prestare il proprio aiuto anche a chi vi si trovava al di fuori (Foto da: ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com, polovalboite.it e culturanotizie.it).
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