“Le rose di Eliogabalo” di Lawrence Alma-Tadema, 1888

Appartenente alla dinastia dei Severi, Eliogabalo (o Elagabalo) divenne imperatore di Roma nel 218 a soli quattordici anni e nel 222,  a diciotto, venne brutalmente assassinato dai pretoriani insieme alla madre Giulia Soemia.

Le fonti raccontano di un’esecuzione di inaudita violenza nei confronti del giovanissimo monarca, ucciso, sembra, per il senso di esasperazione che i suoi comportamenti avevano provocato nell’animo non solo dei pretoriani e dei senatori, ma anche tra gli appartenenti alle altre classi sociali romane, stanchi e disgustati dai suoi eccessi.

Stravagante, o per meglio dire folle, Eliogabalo doveva esserlo sul serio, almeno stando a quanto riportato su di lui dai testi antichi, che narrano non solo di uno stile di vita e di una condotta morale sprezzanti della migliore tradizione culturale romana, ma anche di atroci nefandezze commesse spesso per puro capriccio e divertimento, a causa di una configurazione caratteriale improntata al sadismo e alla crudeltà.

Come quando, in uno dei lunghi e sontuosi banchetti che erano una sua grande passione, Eliogabalo fece ricadere sui commensali una tale quantità di petali di rose profumati, da provocarne la morte per soffocamento, episodio raffigurato in un celebre dipinto ottocentesco di Lawrence Alma-Tadema (nella foto), oppure quando, sempre durante i banchetti, presentava agli ospiti cibi fatti di cera, pietra, avorio o creta costringendoli a comportarsi come se fossero veri, compreso bere tra una portata e l’altra e lavarsi le mani a fine pasto, pena la morte.

Dopo quattro anni di queste e di un’infinità di altre simili scelleratezze, i romani, che pure da secoli sopportavano angherie e soprusi di ogni genere da parte dell’imperatore di turno, ordirono e misero in atto una congiura per liberarsi definitivamente di Eliogabalo e dei suoi familiari (Foto da: wikipedia.org e encyclopedia.it)

 

 

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About the Author: Maria Paola Macioci