Luigi XIV sul trono di Francia. Il Re Sole ha lasciato scritte importanti riflessioni sulla politica e sul difficile mestiere di Re

Luigi XIV sul trono di Francia. Il Re Sole ha lasciato scritte importanti riflessioni sulla politica e sul difficile mestiere di Re

In questo post riporto alcuni passi significativi di quegli appunti di Luigi XIV passati alla Storia come “riflessioni sul mestiere di re”, scritti nel 1679, quando il potere assoluto del sovrano era nella sua piena maturità.

La ragion di Stato è protagonista assoluta di queste righe: il bene supremo dello Stato deve prevalere su tutto e su tutti, compresa l’inclinazione e le convinzioni personali del monarca, che necessariamente deve rinunciare ad esprimere qualsiasi proprio sentimento ogni qualvolta si appresti a prendere una decisione che riguardi il bene della collettività.

Nelle parole del re si avverte l’estrema consapevolezza del ruolo assegnatogli dalla sorte e dall’educazione ricevuta, così come ben evidente è l’orgoglio di predestinato alla guida politica di un grande Paese, compito arduo e di infinita responsabilità, ma di cui sente tutta la solenne grandiosità.

Di seguito alcuni degli appunti più significativi scritti dal re:

“I sovrani sono spesso costretti a prendere decisioni contrarie alle loro inclinazioni e non consone al loro buon carattere. Mentre essi desiderano far del bene, spesso sono costretti a trattare duramente e a colpire uomini che per naturale inclinazione vorrebbero invece beneficare”.

“L’interesse dello Stato deve essere al primo posto”.

“Nulla è più dannoso della debolezza, di qualunque natura essa sia. Per comandare agli altri bisogna innalzarsi al di sopra di essi e, dopo aver raccolto tutti gli elementi possibili, è opportuno decidere con indipendenza di giudizio, badando sempre a non comandare nulla che sia indegno di sé, del proprio carattere e della grandezza dello Stato…”

“Il mestiere del re è grande, nobile e piacevole, quando ci sentiamo degni di realizzare tutto ciò in cui ci impegnamo; ma non è senza noie, fatiche e inquietudini. Quando ci si preoccupa dello Stato si lavora per se stessi; il bene dell’uno fa la gloria dell’altro; quando lo Stato è felice, bene amministrato e potente, colui che ne è la causa può esserne orgoglioso. Di conseguenza egli ha diritto più dei suoi sudditi di fruire di tutto ciò che vi è di più gradevole nell’esistenza” (Foto da: www.vogue.it).

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About the Author: Maria Paola Macioci