Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Pronunciando le parole di rito durante la celebrazione del matrimonio, la donna romana accettava, in pratica, di diventare (più o meno) una proprietà del marito; “ubi tu Gaius, ego Gaia” era la formula con la quale essa si impegnava a prenderne il nome, a seguirlo ovunque volesse andare, a fare, insomma, tutto quello che lo sposo le chiedeva.
Subito dopo il pronunciamento, l’uomo prendeva in braccio la consorte e la portava in casa sua, dopodiché il matrimonio poteva dirsi concluso.
Ciò valeva solo per le prime nozze, alle quali la sposa doveva giungere, ovviamente, illibata (Foto da: cultura.notizie.it).
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