Formoso

897: Sinodo del cadavere. Papa Formoso viene giudicato colpevole durante un processo “post mortem”

Si può immaginare qualcosa di più grottesco di un processo ad un morto?

Nel Medioevo accadeva anche questo.

L’evento è passato alla Storia come il “sinodo del cadavere” e venne allestito nei confronti di Papa Formoso, spirato il 4 Aprile 896 all’età di ottant’anni.

Nove mesi dopo la solenne sepoltura, il corpo del pontefice fu riesumato per essere sottoposto a giudizio; nulla venne lasciato al caso e l’uomo, rivestito dei suoi paramenti sacri, fu messo sul trono della Basilica Lateranense a Roma ad attendere, se così si può dire, il verdetto.

Non può sorprendere il fatto che quest’ultimo sia stato di condanna, visto che riesce difficile immaginare una efficace difesa di se stesso e del proprio operato da parte di Formoso, il quale, dopo il taglio delle tre dita benedicenti della mano destra, fu trascinato per le vie cittadine e dato in pasto al pubblico ludibrio prima di essere gettato nelle acque del Tevere.

Ma cosa aveva fatto di tanto grave il papa per meritare una fine tanto ignominiosa?

Le motivazioni risiedevano, come sempre, nelle questioni politiche dell’epoca.

Il giudice di questo singolare procedimento giudiziario fu infatti il nuovo papa Stefano VI, eletto grazie all’appoggio dei duchi di Spoleto, che in precedenza si erano visti scavalcare nella lotta per la successione al trono del Sacro Romano Impero da Arnolfo di Carinzia, re dei Franchi d’Oriente, erede legittimo, spalleggiato da Formoso e detentore del titolo di re d’Italia per sua decisione.

Il processo “post mortem” dunque, fu una vendetta da parte dei duchi, che avevano contribuito all’elezione di Stefano VI (Foto da: ticinolive.ch).

 

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About the Author: Maria Paola Macioci