Simonne Evrard

Ritratto di Simonne Evrard, moglie di Marat (Carnavalet, Parigi)

L’articolo che segue, interamente dedicato a Simonne Evrard, moglie del rivoluzionario francese Jean-Paul Marat, è stato tradotto per Pillole di Storia da Stefania Di Pasquale, collaboratrice del gruppo di ricerca Pole-Nord Group Bruxelles, che si occupa della Rivoluzione Francese e in modo particolare di Marat (se volete leggere quanto da loro pubblicato, cliccate qui: http://www.marat-jean-paul.org).

Nel ringraziare sentitamente Stefania per la sua preziosa collaborazione, vi invito a leggere il post, che getta luce su una figura femminile poco conosciuta e colpevolmente trascurata, che merita invece di essere approfondita, sia per le sue indiscutibili connotazioni di modernità, sia per quanto da lei fatto per la conservazione degli scritti di suo marito.

Buona lettura.

 

 

Simonne Evrard

Albertine Marat, sorella dell'”Amico del popolo” e cognata di Simonne Evrard

Simonne Evrard nasce a Tournus (Francia) il 6 febbraio 1764, Il padre di Simonne, Nicolas Evrard, nacque a Tournus il 4 maggio 1724, si sposò due volte.

Dall’unione con Catherine Baret, ha avuto una figlia: Philiberte (nata il 28 febbraio 1762) e dal secondo matrimonio con Catherine Large, tre figlie: Simonne (nata il 6 febbraio 1764), Etiennette (nata il 4 ottobre 1766) e Catherine (nata il 16 settembre 1769).

Nicolas Evrard era impiegato-carpentiere di barche e abitava in una casa situata nel quartiere della Pêcherie, parrocchia Saint-André, sul quai du Nord, a Tournus.

Era proprietario di una casa.

La sua seconda moglie, Catherine Large, possedeva un bosco a Charne e un’altra terra, senza molto valore, a cinque chilometri da Tournus.

Riguardo agli studi delle ragazze, la cosa più probabile è che esse abbiano ricevuto un’istruzione presso la scuola gratuita dell’ospizio di carità di Tournus.

Nel 1774, la mamma muore, seguita, il 18 febbraio 1776, del padre Nicolas.

Philiberte ha 14 anni, Simonne 12, Etiennette 10 e la piccola Catherine 7.

Non è chiaro chi fosse stato designato per la tutela, ma la tradizione vuole che le quattro orfanelle si trasferissero a Parigi, dove una donna di Tournus avrebbe aperto una bottega vicino ad una lavanderia dando loro del lavoro.

Più tardi, alcuni documenti segnalano che Etiennette sposò un cuoco, Antoine Bezancenot, e Catherine un tipografo, Jean-Antoine Corne.

Marat conobbe Simonne prima del 1 gennaio 1792, data che compare nella promessa di matrimonio che egli assunse nei confronti della sua fidanzata.

Questo testo si trova tra le carte messe sotto sigillo dopo il suo assassinio.

Marat lo scrisse prima di una partenza per l’Inghilterra.

Le belle qualità di Mlle Simonne Evrard hanno catturato il mio cuore dal quale riceve l’omaggio, che le lascio come pegno della mia fede, durante il viaggio che sono costretto a fare a Londra, il sacro impegno di donarle la mia mano, immediatamente dopo il mio ritorno. Se tutta la mia tenerezza non le è sufficiente per garantire la mia fedeltà, che l’oblio di questo impegno mi copra d’infamia.”

Parigi 1 gennaio 1792

J-P Marat l’amico del popolo.

Questo testo è stato pubblicato anche nel Journal de La Montagne, giornale che contribuirà, a diverse riprese, a trasmettere al pubblico dei documenti precisi riguardanti Marat.

È in questo Journal che troveremo, il 23 luglio 1793, la testimonianza del cittadino Guirault che ricordò, non in modo romanzesco, le possibili circostanze di questa cerimonia.

Un documento a cui prestare attenzione, naturalmente.

Marat che non credeva ad una vana cerimonia sull’impegno del matrimonio, tuttavia non volendo allarmare il pudore della cittadina Evrard, la chiamò in un bel giorno alla finestra della sua camera; stringendo la sua mano in quella della sua fidanzata, inchinati entrambi davanti all’Essere supremo, “Nel vasto tempio della natura, disse lui, che prendo in testimonianza della fedeltà eterna che  giuro a te, creatore che ci ascolti.”

Simonne Evrard è sopratutto conosciuta dai suoi contemporanei dall’apparizione che fece l’8 agosto 1793, alla tribuna della Convenzione Nazionale, dove fu introdotta da Robespierre in persona.

L’abilità che lei mostra alla Convenzione testimonia che è al corrente dell’insieme del contesto politico passato e presente e che conosce il suo ruolo, e presto anche quello della sorella di Marat, Albertine, diventeranno dei ruoli delicati.

Bisogna notare che in questo momento, il titolo di vedova non le è contestato da nessuno, allorché di fronte alla stessa assemblea, i nemici di Marat sono numerosi : Carra, Ducos, Dulaure, Jacques Roux, Leclerc

“Non sono venuta a domandarvi i favori della cupidigia che brama e reclama l’indigenza. La vedova di Marat ha bisogno solo che di una tomba. Prima di arrivare a questo termine felice dei tormenti della mia vita, io vi vengo a domandare giustizia dei nuovi attentati commessi contro la memoria del più intrepido e del più oltraggiato dei difensori del popolo. Questi mostri, quanto oro hanno prodigato ! quanti libellisti ipocriti sono stati stipendiati per coprire il suo nome di obbrobrio. Con quell’orribile accanimento si sono sforzati di dargli un esistenza politica colossale e una celebrità odiosa, per il solo scopo di disonorare la causa del popolo, che lui ha fedelmente difeso; oggi tutto coperto dal suo sangue, lo hanno perseguitato fino alla tomba ; qualche giorno, osano ancora assassinare la sua memoria, si stanno sforzando di dipingere sotto i tratti di un’interessante eroina il mostro che immerse nel suo seno il ferro parricida. Vediamo in questa cerchia i più vili di tutti i follicolari, i Carra, i Ducos, i Dulaure, il vantare senza pudore nei loro periodici, per incoraggiare i loro simili a sgozzare il resto dei difensori della libertà. Non parlo del vile Petion che, a Caen, nell’assemblea dei suoi complici, ha osato dire in questa occasione che l’assassinio è stata una virtù.

Presto la scellerata perfidia dei cospiratori, fingendo di rendere omaggio alle sue virtù civiche, moltiplicano stampe a grandi costi d’infamia, dove l’orribile assassino è presentato sotto a delle favorevoli fattezze, e il martire della patria deturpato dalle più orribili convulsioni.

Ma ecco la più perfida delle loro manovre: hanno corrotto degli scrittori scellerati che usurpano impunemente il suo nome e deturpando i suoi principi, per eternizzare l’impero della calunnia in cui fu vittima ! Codardi ! Prima lusingano il dolore del popolo per la sua lode, parlano il linguaggio del patriottismo e della morale, al fine che il popolo creda ancora di ascoltare Marat; ma non è altro che per diffamare i più zelanti difensori che lo hanno conservato;  è per  predicare, in nome di Marat, le massime esagerazioni che i suoi nemici gli hanno attribuito, e che tutta la sua condotta disconosciuta

Io vi denuncio in particolare due uomini, Jacques Roux e Leclerc, che pretendono di continuare i suoi fogli patriottici e far parlare la sua ombra per oltraggiare la sua memoria e far sbagliare il popolo; dopo aver debitato i luoghi comuni rivoluzionari, hanno detto al popolo che deve prescrivere tutta la specie di governo; è li che ordinano in suo nome di insanguinare la giornata del 10 agosto, perché il suo animo sensibile, straziato dallo spettacolo dei crimini della tirannia et dei malesseri dell’umanità, sono usciti qualche volta dei giusti anatemi contro il sangue pubblico e contro gli oppressori del popolo; cercano di perpetuare dopo la sua morte la calunnia parricida che lo perseguitò e lo presentato come un apostolo insensato del disordine e dell’anarchia. E chi sono questi uomini che pretendono di rimpiazzarlo ? è un prete che l’indomani stesso, dove i deputati fedeli trionfano e i loro codardi nemici, vengono ad insultare la Convenzione nazionale da una perfida e sediziosa abilità. C’è un altro uomo non meno perverso, associato ai furori mercenari di questo impostore. Ciò che è ben notevole, è che questi due uomini sono gli stessi che sono stati denunciati da lui, pochi giorni prima della sua morte, al club dei Cordiglieri, come persone stipendiate dai nostri nemici per disturbare la quiete pubblica e che, nella stessa sezione, sono stati formalmente espulsi dal grembo di questa società popolare.

Qual è lo scopo della perfida fazione che continua queste trame criminali ? è quello di avvilire il popolo che rende omaggio alla memoria di cui che morì per la sua causa, per diffamare tutti gli amici della patria, che ha designato nei nomi di Maratisti; per deludere il popolo forse tutti i Francesi di tutta la repubblica che si riuniscono per la riunione del 10 agosto, e presentano i loro perfidi scritti in cui parlano della dottrina del rappresentante del popolo che hanno sgozzato; è forse di turbare questi giorni solenni da qualche catastrofe funesta. Dio ! Cosa sarà dunque del destino del popolo ? se tali uomini possono usurpare la sua fiducia! qual’è la deplorevole condizione dei suoi  intrepidi difensori se la morte stessa non li può sottrarre alla rabbia dei loro assassini ! Legislatori, fino a quando soffrireste quando il crimine insulta la virtù ? Da dove viene questo strano privilegio agli emissari dell’Inghilterra e dell’Austria di imprigionare l’opinione pubblica, offrire ai difensori delle nostre leggi dei pugnali, e di conoscere i fondamenti della nostra repubblica nascente ? se voi li lasciate impuniti, io li denuncio qui al popolo francese, all’universo. La memoria dei martiri della libertà e il patrimonio del popolo; quello di Marat è il solo bene che mi resta, io consacro alla sua difesa gli ultimi giorni di una vita languida. Legislatori, vendicate la patria, l’onestà, la sfortuna e la virtù, colpendo i più codardi di tutti i nemici.”

Dalle cerimonie che ebbero luogo dopo la morte di Marat, troveremo dalla bocca di diversi oratori queste riconoscenze della carica di Simonne: «la sua compagnia inseparabile», dirà Alexandre Rousselin, «la sua cara compagna» dirà il fratello di Lepeletier, la sua «sposa degna e cara», dirà il cittadino Hiver.

E nella sua risposta ai detrattori dell’Amico del popolo, Albertine Marat parla di lei con stima e affezione:

“Non trovando sollievo con le persone meno fortunate, è caduto nei suoi dolori, popolo, il tuo buon genio decise altro: permise che una donna divina, la cui anima assomiglia alla sua, consacrando la sua fortuna e il suo riposo, per conservare il tuo amico. Donna eroica, riceve l’omaggio che le tue virtù meritano: si noi te lo dobbiamo. Infiammata dal fuoco divino della libertà, hai voluto conservante il più ardente difensore. Hai condiviso la sua sorte e le sue tribolazioni: niente può fermare il tuo zelo; tu sacrificasti all’Amico del popolo il timore della tua famiglia e i pregiudizi del tuo secolo. Forzata qui a contenermi, io aspetterò l’istante dove le tue virtù appaiono in tutto il loro splendore”.

Dal testo stesso dell’intervento di Simonne davanti alla Convenzione, notiamo ancora che lei evoca con precisione ciò che Marat sentiva della sua attitudine alla politica, in cui c’è, ai suoi occhi,  una formazione seria e permanente.

Simonne venne incarcerata per ben due volte nella sua vita, la prima volta nel maggio del 1795, il governo del Direttorio incarcerò, ghigliottinò ed esiliò tutti i simpatizzanti giacobini, addirittura i sospettati di simpatizzare per Robespierre.

La vedova di Marat e sua cognata Albertine Marat vennero deportate alla prigione di Saint-Pélagie e ci restano per ben otto mesi.

La seconda incarcerazione delle due donne avvenne nel 1801 dopo l’attentato a Napoleone.

Queste donne per tutta la loro vita subirono umiliazioni e si diedero alla vita reclusa, cercando di conservare tutti gli scritti dell’ Amico del Popolo.

Simonne lavorò duramente per pubblicare le opere del defunto marito, ma la povertà era troppo grande e non poté più far divulgare gli scritti.

Simonne Evrard morì nella più totale povertà il 24 febbraio 1824, a seguito di una caduta di scale in Rue de la Barillerie.

Per quanto riguarda il seguito degli eventi che concernono Albertine Marat e Simonne Evrard, le ritroviamo unite nella difesa del loro fratello e sposo e nel progetto di pubblicare infine le sue Œuvres Politiques et Patriotiques.

(Traduzione effettuata da Stefania Di Pasquale, traduttrice e collaboratrice del gruppo di ricerca storica Pole-Nord Bruxelles) (Foto da: it.pinterest.com)

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About the Author: Maria Paola Macioci